Fra pandemia, guerra e rincari, le PMI si stanno trovando ad affrontare un problema inedito: la Great Resignation, una vera e propria ondata di dimissioni da parte dei dipendenti più talentuosi (e introvabili).
Come affrontare al meglio questo rischio? E perché c’entrano il clima e l’organizzazione aziendali?
- Cosa si intende per Great Resignation?
Per Great Resignation si intende quel fenomeno che, ormai dal 2021, sta mettendo in grossa difficoltà l’economia e il mondo delle imprese: un’ondata di dimissioni volontarie da parte dei lavoratori dipendenti più talentuosi.
Un fenomeno che negli USA, dopo la pandemia da Covid-19, ha assunto proporzioni allarmanti e che si sta propagando anche in Europa e in Italia.
- Chi è che si dimette?
La Great Resignation interessa soprattutto i lavoratori più giovani: secondo una recente ricerca dell’AIDP (Associazione Italiana per la Direzione del Personale), il 70% dei lavoratori che si sono dimessi ha fra i 26 e i 35 anni.
Si può dire che la pandemia e l’esperienza (ancorché “forzata”) dello smart working abbiano stimolato profonde riflessioni sul loro futuro professionale proprio nei lavoratori più giovani e talentuosi, quelli cioè che possono permettersi il lusso di dimettersi.
Lo fanno perché sanno di essere appetibili sul mercato del lavoro e di poter quindi trovare altrove nuove opportunità professionali, più adatte alle loro esigenze.
In pratica, se prima erano i lavoratori a gareggiare per essere assunti nell’azienda più ambita, oggi questo meccanismo si sta rovesciando, con le imprese che si trovano a competere per attrarre (e trattenere) i loro talenti.
Una vera e propria rivoluzione culturale e sociale.
- Perché si dimettono?
Ma quali sono allora le cause?
Premesso che il fenomeno è molto complesso e le situazioni assai diversificate e sfaccettate, i ricercatori si sono fatti un quadro abbastanza chiaro delle cause principali:
- ripensamento delle priorità;
- nuove esigenze di riequilibrio fra vita privata e vita professionale;
- ricerca di benessere nell’ambiente di lavoro, che deve essere “sano” ed equilibrato;
- preferenza per soluzioni flessibili di lavoro “smart” o “ibrido”.
- Come fare per attrarre (e trattenere) talenti?
Il problema riguarda anche le PMI, perché non esiste imprenditore al mondo che possa fare a meno di un team di collaboratori di qualità.
Ma il problema è: come fare per attrarre e trattenere talenti?
Sul punto, tutti i ricercatori sono concordi: i soldi restano un fattore importante ma hanno decisamente perso quel ruolo centrale che avevano un tempo.
Per creare un team di collaboratori motivato, compatto e coeso, l’azienda deve essere attrattiva, cioè capace di creare un sistema incentivante che vada aldilà del mero livello retributivo.
Soprattutto quando si parla di attrarre talenti.
- Cosa si intende per “clima aziendale”?
Per “clima aziendale” si intende la percezione che i collaboratori hanno dell’azienda in cui lavorano.
Tale percezione dipende da molti fattori intangibili:
- l’atmosfera che si respira in azienda;
- la capacità dell’azienda di promuovere comportamenti virtuosi;
- la lealtà del datore di lavoro percepita dai lavoratori, in termini di equilibrio fra ciò che si dà e ciò che si riceve;
- la coesione del gruppo di lavoro;
- la valorizzazione dei risultati.
In un clima aziendale di qualità i lavoratori si sentono motivati e valorizzati.
- Investire nel “clima aziendale”, asset strategico, per aumentare il valore dell’impresa nel lungo termine
Un imprenditore attento al futuro non può fare l’errore di sottovalutare l’importanza del clima aziendale, perché si tratta di uno dei campi sui quali si giocheranno le sfide competitive del futuro.
Il clima aziendale deve essere quindi considerato come un vero e proprio asset intangibile strategico.
Al pari di altri asset intangibili strategici (capacità di innovare, relazioni con i clienti, know how), un clima aziendale di qualità non si crea da un giorno all’altro, ma occorrono anni di lavoro e investimenti.
Per motivare e valorizzare i propri dipendenti, occorre anzitutto allineare i loro obiettivi professionali con gli obiettivi strategici dell’azienda. Si tratta di fare in modo che il lavoratore percepisca che la sua attività quotidiana è davvero importante per l’azienda.
Per raggiungere questo obiettivo di allineamento, l’imprenditore deve adottare sistemi di organizzazione interna ispirati a criteri di pianificazione strategica, anche se siamo nell’ambito di una PMI. Fra i tanti, la Balanced Scorecard è uno degli strumenti più efficaci.
Un altro fattore cruciale è la misurazione del clima aziendale. Non si può infatti governare un fenomeno (in questo caso, il clima aziendale) se esso non viene misurato numericamente.
- Conclusioni
La Great Resignation sta allarmando il mondo delle imprese, alla ricerca di metodi per aumentare la capacità di attrarre e trattenere talenti.
In tal senso, il clima aziendale assume un fattore cruciale e va considerato come un vero e proprio asset su cui investire, valorizzando i dipendenti e allineando i loro obiettivi professionali con quelli aziendali attraverso strumenti di pianificazione strategica quale la Balanced Scorecard.
Se sei un imprenditore e vuoi testare il grado di controllo sulla tua azienda, prova a rispondere ad alcune domande.